Immaginate un paese arroccato su un colle dell’Appennino abruzzese.
Sulla cima un Palazzo rinascimentale, alle spalle del quale una porta – Porta Castello – ricorda che anche in questo paese, come in tutti gli altri nella zona, originariamente c’era un castello. Superata la porta, si apre il reticolo di vie che costituisce il borgo medievale, ampliatosi nel tempo fino a raggiungere la piana. Ossia, a ritornare dove si trovavano gli abitanti originariamente, in epoca vestino-romana.
Il paese è Navelli ed è famoso per lo zafferano, da centinaia di anni. Poi ci sono le altre coltivazioni: i ceci e gli ulivi, in particolare. È un paese con una tradizione fondamentalmente agricola, penalizzato nel corso del secolo scorso dall’emigrazione verso altri paesi, Canada e Australia soprattutto.
Per noi è divenuto il paese d’elezione: lasciata la capitale e individuato un giardino – meglio, come dicono i paesani, un orto – con una casa da ristrutturare, il giardino è diventato il ‘nostro giardino disordinato’ dove lasciamo crescere liberamente le vagabonde, gli alberi da frutto, le rose; la casa è diventata la nostra casa che con il tempo si è ampliata con due annessi che oggi costituiscono Al borgo antico – Navelli, due case vacanze indipendenti e perfettamente ristrutturate.
Nella parte bassa del paese ci sono i servizi (la Posta, la Farmacia, il Servizio medico, i Carabinieri, la Scuola, ecc.) e le attività commerciali. Il paese è piccolo ma non manca nulla!C’è anche una falegnameria ormai storica, con una bella tradizione familiare alle spalle.
Luciano, ormai nonno, ha iniziato a bottega, com’era consuetudine – una consuetudine preziosa, ormai tramontata ma che meriterebbe di essere riscoperta.
Ossia, finite le scuole elementari è andato ad apprendere il mestiere dal falegname che esercitava allora in paese. Raggiunta l’età adulta, ha seguito il richiamo dell’Australia, dove è rimasto per diciannove anni (dal 1962 al 1981), sempre esercitando il mestiere che aveva imparato, e dove sono nati i figli.
Nel caso di Luciano, contrariamente a quanto avviene alle persone che emigrano, in Australia si è sentito ‘stretto’. Così nel 1981, tornato in paese, ha inaugurato la sua falegnameria, continuando a lavorare fino al momento della pensione, nel 2001.
A quel punto, Paolo, il figlio, con un percorso simile ma anche diverso alle spalle – la sua formazione non è avvenuta solo in bottega ma anche frequentando l’Istituto d’Arte – è subentrato al padre. È Paolo oggi gestisce la falegnameria (anche se Luciano non lo perde di vista e non lesina consigli).
Così, nelle due strutture di Al borgo antico –Navelli, ogni volta che serve un intervento (un mobile, un restauro, una cura per le antiche travi), Paolo interviene prontamente.
Poi un giorno andiamo a concordare un intervento e, alzando gli occhi su uno scaffale nel piccolo ufficio, scorgiamo una serie di oggetti in bella vista: pupazzetti, vasi piccoli e grandi, mortai, portacandele, ciotole, ecc., di varie dimensioni e di varie essenze, artisticamente abbinate.
La sua abilità di artigiano, nei momenti di tregua dal lavoro e con gli avanzi (Paolo non butta mai neppure un ritaglio di legno apparentemente inutilizzabile, organizza tutto in modo impeccabile e conosce tutte le essenze di legno che gli capita di utilizzare nel suo lavoro), crea secondo la sua fantasia, le dimensioni dell’avanzo che ha a disposizione e gli abbinamenti di colore che predilige.
La vena artistica si fonde così alla consueta attività di artigiano in deliziose creazioni che tiene in perfetto ordine sugli scaffali del suo ‘ufficio’, a conferma del confine sempre incerto tra artigiano ed artista, tra artigianato e arte.
TESTO E FOTO: Rosa Rossi – Elia Palange
Leggendo Zena Roncada, Dal terrazzo e piccole fughe, temposospeso 2025
Leggendo Zena Roncada, Dal terrazzo e piccole fughe, temposospeso 2025 Ogni libro, a suo modo, è un’opera d’arte, nelle intenzioni dell’autore. Peraltro, in questi tempi dominati dall’alta tecnologia, spesso, è solo un insieme di pagine messe insieme per apparire e farsi notare sugli scaffali di un megastore, particolarmente in momenti dell’anno destinati ai regali. È lo…
Leggendo Massimo Castoldi, L’Italia s’è desta. L’inno di Mameli: un canto di pace, Donzelli 2024
Nel redigere un recente “articolo di servizio” si è presentata l’occasione di fare riferimento a un ricordo ormai lontanissimo: l’invito della maestra ad alzarsi in piedi e intonare l’Inno di Mameli (si era nel 1960 e il canto in questione sarebbe diventato inno nazionale nel 2017, ben 57 anni dopo: una testimonianza preziosa della difficoltà…
Leggendo AA.VV., Lezioni sull’antifascismo, a c. di Piergiovanni Permoli, Laterza 1960
Quello che segue è un “articolo di servizio”, dedicato a un libro datato e fuori commercio, scovato nel mercato dell’usato (C’era una volta … 15 – 16 novembre 2025, Cesena Fiera). Di conseguenza, quella che segue non è una recensione ma un promemoria sui contenuti e una ricognizione della bibliografia che correda le singole lezioni-interviste, integrata…
Giona (e Giosuè), tra Vaccamorta, Francia e Caraibi: una nuova ‘opera-mondo’ (Alessandro Marenco, Giona, temposospeso 2025)
Dove si incrociano i destini di due fratelli: Giona, dalla vita tra boschi e prati alla vita confinata in un anfratto dove è caduto casualmente, sotto un masso inamovibile; Giosuè, da boscaiolo a seminarista, da analfabeta a lettore, da soldato a illuminista. Alessandro Marenco affida la narrazione a Giosuè che, a seguito dell’incidente occorso al…
Contro l’obsolescenza di (alcuni) libri (parte seconda)
Qualsiasi libro, saggio o romanzo, mi induce – e, più in generale, dovrebbe indurre il lettore – a creare una rete di rimandi ad altri testi. L’invito a ricostruire questa rete nasce dall’interno del testo e dipende solo dal lettore decidere se, come e in che misura percorrerne le tracce, cercando e leggendo i testi…
Contro l’obsolescenza di (alcuni) libri (parte prima)
In un’epoca di sovrabbondanza di merci, esiste anche una sovrabbondanza di libri, spesso scritti e pubblicati per essere pubblicizzati e ‘consumati’ nel giro di una stagione o poco più. Quasi fossero uno spuntino, ossia essi stessi un merce deperibile. Non sempre per il lettore / consumatore è facile orientarsi in questa pletora di titoli. Difficilmente, il lettore…













Pingback: Sul filo dei ricordi (come arredare un angolo scomodo) | Racconti artigiani
Pingback: Un ricovero agricolo e un fienile ristrutturati per un soggiorno sostenibile | Al Borgo Antico – Navelli
Pingback: È un nido di vespa. Ma quale? | Racconti artigiani