In questa seconda primavera anomala, capita di scoprire strani effetti collaterali nell’ambiente.
L’anomalia è dovuta alla pandemia ancora in atto e al clima mutevole. Gli effetti collaterali (sulla vegetazione e sul paesaggio) sono il risultato dell’anomalia.
Le persone hanno circolato e circolano di meno e hanno usato e usano di meno la macchina. In cielo sono passati meno aerei (si è percepito chiaramente anche in una zona il cui spazio aereo non è molto affollato).
Perfino in una zona poco popolata, naturalmente ‘distanziata’ e protetta, gli effetti si notano.
Perfino nel nostro giardino disordinato, volutamente ricco di ‘erbacce’ spontanee, è evidente la fioritura straordinaria di tarassaco (taraxacum officinale), calendula (calendula arvensis), stella di Betlemme (ornithogalum umbellatum), tra le altre.
Anche in una zona più appartata – una sorta di ‘dependance’ – la novità è evidente.
Si tratta di un prato posto ai piedi di una scarpata boscosa, situata ai margini del borgo e cosparsa da una fitta trama di aceri minori – acer monspessulanum – e di olmi – ulmus campestris -, tra i quali si insinua, ormai immancabile ovunque, l’ailanto – ailanthus altissima – di lontana provenienza orientale, caratterizzato dalla crescita veloce che tanto piacque ai colonizzatori inglesi al punto da introdurlo nella loro isola e, da lì, nel mondo.

In questo angolo, dove gli anni passati si vedeva, tra le altre erbe, qualche sparuto capolino giallo di botton d’oro (trollius europaeus, dall’antico tedesco troll, globo, per la caratteristica forma a palloncino del fiore prima di schiudersi), qualche giorno fa abbiamo scoperto un prato verde completamente disseminato di caratteristici bottoncini gialli, proprio nella zona più umida e riparata. Ogni fiorellino a uno stadio diverso: ancora in boccio, semiaperto, completamente in fiore o già sfiorito.
Tutte le fasi della fioritura sono ampiamente rappresentate, illuminando con il loro giallo acceso il prato e il pomeriggio. Sono diventati una vera e propria colonia, come era consuetudine prima che divenisse una pianta a rischio, al punto da essere rientrata in molte regioni nel numero delle piante protette.
I ranuncoli, generalmente noti con il nome di botton d’oro (trollblume, globeflowers, boule d’or) sono una pianta velenosa in tutte le sue parti. Gli animali erbivori se ne tengono a debita distanza. Mentre li passo in rassegna, scopro il secondo effetto collaterale. Un incredibile affollamento di insetti diversi, piccoli, medi e grandi. Sono tutti acquattati, accovacciati, rintanati nelle corolle dei fiori, molti completamente ricoperti di polline. Alcuni sono così grandi che sono ospitati a stento all’interno della corolla che rimane ‘impassibile’ e ben dritta nonostante il peso. Con una sola eccezione: la corolla dove si è annidata o, almeno, dove ha cercato di annidarsi una fastidiosa cimice ‘aliena’ che trasborda pericolosamente.
Non sono in grado di riconoscerli e di dare loro un nome – mi dispiace e invidio un po’ chi sa farlo – ma riconosco ditteri (mosche e affini), imenotteri (api) e coleotteri (tutti considerati impollinatori del botton d’oro). Per la verità, intravedo anche quello che mi sembra un ragnetto (araneae).
Non rinuncio a immortalarne alcuni, camminando delicatamente tra l’erba alta, evitando di calpestare i fiori e accostandomi quel tanto che basta per non disturbarli.
Il prato è un vero e proprio condominio di insetti, ospitati dalle corolle dei fiori, in questo pomeriggio di inizio maggio, lontano dal ‘mondo’, dal rumore, dalle polemiche e dalle chiacchiere inutili dei soliti noti che non perdono occasione per farsi pubblicità e dei tanti che contribuiscono a dargliene, facendo rimbalzare le ‘non notizie’, riempiendo pagine e pagine, confezionando materiale per discussioni inutili ai tanti che non riescono a guardare oltre uno schermo, quale che sia.
TESTO E FOTO: Rosa Rossi
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