‘Forchette che fan la differenza’, parola di I-guana

Questo articolo è nato alcuni anni fa. L’autrice, Eletta Revelli, ha collaborato nella gestione di un altro blog. Quell’esperienza si è chiusa e Racconti artigiani ne ha ereditato lo spirito, in forma di blog personale.

L’articolo racconta un’esperienza personale nata nell’ambito dell’impegno sociale di Eletta nei confronti di persone considerate ai margini della società. Ho conosciuto Eletta e ho apprezzato la profonda umanità con cui affronta il suo impegno. Non ho mai incontrato I-guana ma ho seguito il suo lavoro, nato in modo occasionale dal mestiere di quando era ‘regolare’.  Mi piace ripubblicarlo qui, oggi che I-guana non c’è più. Per ricordare, semplicemente, una persona per cui la vita non è stata facile.

I-Guana è un marchio speciale, nato per puro caso da un’amicizia urbana fuori dagli schemi che ha portato alla realizzazione di gioielli insoliti. 

Due persone molto diverse incrociano i loro destini nella mensa vincenziana comasca, lei come volontaria, lui come ospite. Dopo la perdita del lavoro, quest’uomo si era lasciato andare a una vita da vagabondo in giro per Como. Il lavoro era diventato un ricordo del passato, una porta chiusa che credeva di non poter riaprire mai più.

Ma il caso può spesso regalare sorprese sconvolgenti. Così come è accaduto quel pomeriggio d’agosto di tre anni fa, ai giardini a lago, sotto il Tempio Voltiano dove io ero seduta a lavorare la maglia con delle amiche. Tutto mi sarei aspettata fuorché ciò che è successo. Quest’uomo passeggiava nel giardino, mi ha riconosciuta e si è avvicinato per salutarmi. Un saluto, poche parole, ma da quel momento è nata una grande e bellissima amicizia. 

Con il tempo, ho cercato di capire quali fossero i motivi delle sue scelte di vita, l’ho conosciuto meglio e ho scoperto che, in passato, era fabbro e lattoniere. Così alcuni mesi dopo, improvvisamente, mi è venuta un’idea. 

“Dato che un tempo facevi il fabbro, ti andrebbe di fare due ciondoli da questa forchetta e questo cucchiaio? Devo fare un regalo di compleanno a un’amica”.

 Così gli ho detto, una mattina, consegnandoli un pacchetto che conteneva appunto le due posate. Una semplice frase detta da una donna “regolare” a un uomo “sregolato”, quattro parole all’apparenza molto banali ma che hanno avuto il potere di fare una vera e propria magia. 

Quest’uomo, infatti, ha ascoltato il mio suggerimento e ha lavorato quella prima forchetta storcendola e arricciandola, fino a ricavarne un ciondolo stupendo. Trasformare quella posata gli è piaciuto talmente tanto che è andato avanti a storcerne altre, poi si è buttato su cucchiai e cucchiaini. 

La sua vita è cambiata radicalmente: ha smesso di bere e di vagabondare, ha ricominciato a prendersi cura di sé e ora anche della sua arte. Un parente gli ha concesso di crearsi un piccolo angolo di lavoro all’interno della sua ditta. Si è preso così un tavolo e alcuni attrezzi, tra cui un martelletto, un punteruolo, uno scalpellino, una pinzetta e delle lime e adesso passa intere giornate a battere, tagliare, piegare posate vecchie e nuove. Migliora ogni giorno che passa e si lancia in realizzazioni sempre più belle e sofisticate.

Non usa il calore per modellare queste posate. Guai, se glielo nomini! Riesce a fare tutto con la sola forza delle sue mani.

L’acciaio è un metallo particolare. Subito si scalda e si dilata ma subito diventa freddo, non è come il ferro che mantiene il calore. Insomma l’acciaio non va tanto d’accordo con il fuoco. Io mi trovo meglio a freddo e mi piace storcerli a modo mio”, dice quando gli chiedono se usa il fuoco.

E così è nata questa avventura, un’avventura in cui il riciclo coinvolge sia oggetti abbandonati, e mai più utilizzati, che la vita di un uomo! Ormai siamo sempre alla ricerca di vecchie forchette e cucchiai che la gente non usa più o che stanno per essere gettate in discarica. Per noi, invece, sono diventati un materiale estremamente importante!

Ed essendo entrambi favorevoli al riuso di materiali di scarto, vivendo a Como, la città della seta e delle stoffe, io sono sempre alla ricerca di ritagli di tessuti, scampoli o prove colore che verrebbero altrimenti gettati, e produco i sacchettini regalo in cui mettere i suoi gioielli.

E siccome – come mi dice spesso, ridendo, “Hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!” – lo aiuto anche a vendere e a promuovere la sua attività.

L’idea del primo ciondolo, che a me sembrava molto semplice e banale, ha scaturito un universo:  all’inizio erano solo amici e parenti ad acquistare, poi sono riuscita a far girare la notizia sui social, molti ora lo conoscono con il nome di Uomo delle forchette, negli ultimi mesi siamo usciti su alcune riviste e siamo stati intervistati da alcune radio. I nostri gioielli forchetta stanno raggiungendo tutta l’Italia, alcuni sono andati anche all’estero. 

Nelle sue mani le posate si trasformano in gatti, cani, elefanti, gufi, leoni, giraffe, polpi, foglie, quadrifogli, lettere dell’alfabeto, insomma chi può ne ha, più ne metta: la sua fantasia non ha limiti! Ogni tanto, ci arrivano richieste un po’ strampalate ma l’Uomo delle forchette riesce comunque sempre a realizzare i desideri dei suoi clienti. Alcuni sostengono addirittura che i suoi gioielli portino fortuna, che la loro vita stia migliorando da quando indossano queste forchette. “Certo che i miei gioielli portano fortuna! dice I-Guana. “Io ci metto un sacco di energia positiva quando li faccio!”.

E’ davvero un piacere vederlo lavorare, rendersi conto che basta poco per poter aiutare un’altra persona. Con il tempo, grazie a quell’idea strampalata, la sua vita è cambiata ma, di riflesso, è cambiata anche la mia: vivo ormai in un tripudio di forchette! Ovunque mi giri, in casa, sulla scrivania, in borsa, sono circondata! Le guardo e sorrido. Come dice sempre una mia amica “It’s all about an idea!”

I-guana

Autore e Foto: Eletta Revelli

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