Una strana primavera quella che è appena finita.
Ci sono stati fiori che non sono mai fioriti: ad esempio, quelli del lilla che, solitamente, non si risparmiano.
O anche quelli di alcuni alberi da frutto. Sarà difficile trovare una noce, al momento giusto!
Ce ne sono altri che invece hanno avuto una fioritura insolita.
Non solo quei consueti, il tarassaco (taraxacum officinale) e la calendula (calendula arvensis), ma anche quelli decisamente più rari come il ranuncolo e l’adonide: per entrambi ho individuato intere distese fiorite, laddove di solito se ne trovano soltanto alcuni sparuti esemplari.
Verso tra la metà e la fine di maggio, in varie località intorno al paese, è apparso in grande quantità il Tragopogon porrifolius L. (o anche Tragopogon sativus), un’asteracea nota come ‘barba di becco’ (niente altro che la traduzione del nome scientifico, tragopogon formato da due termini greci τράγος / trágos capro, ‘becco’ e da πώγων / pógon, barba).




Si tratta di una erbacea commestibile (la radice e le rosetta delle foglie all’inizio del ciclo vegetativo), biennale. Come ogni pianta commestibile, è necessario fare attenzione e raccoglielra solo se si è sicuri, cosa non sempre prima della fioritura.
Dal momento della fioritura, per un periodo, mi sono sbizzarrita a immortalarla in tutte le sue fasi (fiore, becco e pappo) che coesistevano tranquillamente in uno spazio ridotto.
Alla fine, quando ormai si avvicinava il giorno del solstizio d’estate, sono rimasti soltanto i caratteristici ‘soffioni’.
Anche questi si presentano in varie fasi: ci sono quelli perfettamente interi, rotondeggianti, altri ormai quasi spogli, altri ancora con soltanto alcuni filamenti.




Palloncini leggerissimi, isolati e svolazzanti … nel bel mezzo di una distesa di un’altra asteracea, la camomilla dei tintori (Cota tinctoria) preziosa per chi ama la tintura vegetale.



