Sfumature di azzurro

Quando si ha l’abitudine o, meglio, la mania di lavorare a maglia, è normale essere perseguitati dagli avanzi. Con il tempo gli avanzi si accumulano e diviene indispensabile, periodicamente, trovare soluzioni per abbinarli e ricavarne qualcosa di funzionale. 

I gomitoli in diverse sfumature di azzurro – ottenuto da guado (Isatis tinctoria) e da indaco (Indigofera tinctoria) – mi osservano da un po’ di tempo dal cesto a loro destinato. 

Li ho utilizzati per capi diversi, ormai in uso da anni (i capi fatti a mano in lana locale – tinta con colori naturali, se conservati bene e lavati solo in casi indispensabili – a meno che non si macchino tragicamente, basta metterli su una stampella e tenerli all’aria della notte perché siano perfettamente a posto – durano decenni).

La quantità di questi avanzi non è sufficiente per ricavarne un maglione adatto alla figlia più grande (di età) ma più piccola (di ‘taglia’) che predilige l’azzurro in tutte le sue sfumature, ossia nelle sfumature che Michela / Rosso di Robbia riesce a ottenere nel suo laboratorio di tintura e stampa con materiali vegetali.

In prossimità di intraprendere la traversata ‘europea’, per approdare in territorio ‘non europeo’ (in politica/economia/diplomazia) d’Europa (in geografia, perché la mappa è rimasta la stessa e il Canale della Manica è ancora lì, al suo posto, tra Calais e Dover), chiedo a Michela se ha tinto recentemente in azzurro o se ha a disposizione avanzi in azzurro da abbinare ai miei.

Michela è il mio punto di riferimento imprescindibile per la lana tinta in colori naturali e il suo laboratorio, a Poggio Berni (RN), è di strada nel percorso italiano Navelli – Chiasso – Colmar ecc. 

Inutile dire che gli avanzi di Michela ci sono e che la prima tappa sarà fruttuosa: un pranzo all’aperto nel giardino della nostra ‘piadineria’ di fiducia a Sant’Arcangelo di Romagna e matassine di azzurro da indaco sufficienti per iniziare il maglione e portarlo a termine. 

Ripartiamo, dandoci appuntamento per il viaggio di ritorno.

Il viaggio di andata si svolge con tranquillità nelle successive tappe, programmate lungo un percorso studiato per vedere alcuni luoghi che meritano una sosta: a Colmar per il 

Musée d’Unterlinden e la Collegiata di San Martino, a Reims per la Cattedrale di Nostra Signora, a Calais con il preciso scopo di prendere fiato e abituarsi all’idea, scrutando il mare e immaginando già le bianche scogliere di Dover, di approdare in territorio britannico e dover guidare tenendo la sinistra fino al quartiere dell’Est londinese dove abitano le figlie. Salvo scoprire che a Calais ci sono cose interessanti oltre al porto e all’andirivieni dei traghetti: l’albergo con una storia antica  di cui ha mantenuto le tracce nell’arredo e nel tono volutamente british – era la prima tappa per i facoltosi inglesi che affrontavano il Grand Tour – e, nei dintorni, la Chiesa di Notre-Dame, l’unica in stile Tudor in territorio francese dove nel 1921  si è sposato Charles De Gaulle (1890-1970), il grande faro che domina sul canale e una piazza dove a uno degli angoli si incontrano proprio Charles De Gaulle e la moglie, Yvonne Vendroux, che camminano a braccetto. Una statua naturalmente.

Una volta giunti a destinazione, dopo alcuni giorni di assestamento – lasciare i nipoti, rispettivamente a nove, sette e un anno e ritrovarli a undici, nove e tre – grazie alle limitazioni intervenute tra il 2020 e il 2021 -, non è banale. Lasci due gemelli di nove e ti ritrovi con due quasi adolescenti. Ben presto, si stabilisce una routine – piuttosto confusa ma comunque una routine – tra scuola, asilo, attività di vario genere, discussioni più a meno accese, improbabili frasi in italiano miste di inglese e continui interventi per correggere i verbi ausiliari in italiano e, naturalmente, le attività consuete – lettura e lavoro a maglia, con i famosi gomitoli in sfumature di azzurro partiti da Navelli e arricchiti da alcune piccole matasse durante la breve sosta romagnola.

Ho distribuito il lavoro, dal progetto su carta alla lavorazione delle varie parti, fino alla rifinitura e alla cucitura, lungo tutto il periodo con un’imprevista accelerata finale, quando si è riaccesa la pandemia e i governi hanno cominciato a prendere iniziative (inevitabili ma, forse, evitabili, se consapevolezza, responsabilità, informazione corretta e capacità gestionali da parte di tutti, cittadini e amministratori, fosse uniformamene diffusa. Solo un’utopia, probabilmente!) per ridurre i movimenti delle persone alle frontiere.

E la Gran Bretagna – geograficamente europea, esattamente come prima dalla sua uscita dall’unione – è pur sempre, prima di tutto, un’isola. Se si decide di viaggiare via terra, necessariamente, si deve attraversare la Manica. Treno o traghetto?  La risposta in questo caso è determinata esclusivamente dall’unica disponibilità rimasta, sul traghetto. 

In tutta fretta, ci lasciamo le bianche scogliere di Dover alle spalle, con il cruccio di ripartire proprio nel periodo di vacanza dei nipotini. Con la soddisfazione di aver trascorso un periodo abbastanza lungo in compagnia, con parecchie passeggiate rigorosamente locali, tra parchi e Greeway, all’attivo, e in extremis, in attesa dei risultati del tampone richiesto per entrare in territorio francese e la soddisfazione di aver visto indossato il maglione dalle sfumature azzurre.

Post Scriptum:

  • Nella valigia ho infilato avanzi di altri colori accumulati nel tempo e ‘parcheggiati’ oltremanica: non appena si riuscirà a ristabilire la routine navellese, li riprenderò tra le mani per altri progetti. Mi attende anche la scoperta delle nuove matasse tinte con gli scarti della lavorazione del crocus sativus, parte di un progetto realizzato dalla Cooperativa Oro Rosso, in collaborazione con la Cooperativa Altopiano di Navelli. E, come sempre, in numero imprecisato e sempre in aumento di libri.
  • La sosta romagnola sulla via del ritorno è saltata. La situazione in questo momento consiglia prudenza. Non appena possibile, la riprenderemo in considerazione. Ho già discusso con Michela un nuovo progetto maglia + stampa su verde da crocus sativus.
  • Quando siamo partiti, non era ancora avviata la campagna per la terza dose del vaccino. Ieri, primo giorno a casa, abbiamo provveduto, a L’Aquila, sfruttando il canale per i ‘non prenotati’. Oggi si riprende la vita di paese, con un occhio sempre attento alla situazione oltremanica grazie a tutte le agevolazioni nella comunicazione che, venti anni fa, quando tutto è iniziato, era praticamente utopia (A proposito: nessuna reazione di rilievo all’inoculazione. La ricerca e la scienza lavorano bene. Fidiamoci, per il bene e il rispetto di tutti). 

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