Capita di dover cercare un libro tra gli scaffali della libreria. Per quanto ci si affidi alla memoria visiva, a volte, sembra di ricordare ma, in realtà, il libro che si cerca non si trova.
Dirottando la ricerca in altri scaffali, può anche capitare di imbattersi in uno scaffale particolarmente disordinato. La ricerca passa in secondo piano. La sistemazione balza al primo posto.
Così, riorganizzando i libri ne recupero uno decisamente malridotto, sicuramente antico, completamente dimenticato.


A questo punto, inevitabilmente, anche la sistemazione dello scaffale passa in secondo piano.
Il libro scompaginato balza in primo piano.
Le prime pagine e le ultime mancano. Alla fine, l’indice si ferma al capitolo XXI.
Non è difficile capire di cosa si tratti: basta una rapida scorsa alla prima pagina e all’indice per riconoscere una copia di Pinocchio l’opera sicuramente più nota di Collodi (Carlo Lorenzini, 1826-1890), pubblicato per la prima volta nel 1883.
Lo sfoglio. Mi soffermo sulle illustrazioni, tutte accompagnate dalla firma: Carlo Chiostri.


Una veloce ricerca mi fornisce le notizie essenziali: nato a Firenze nel 1863 è stato tra i primi illustratori di Pinocchio. Quindi l’edizione che ho tra le mani, ritrovata casualmente tra i libri accatastati in ordine sparso in uno scaffale dimenticato, è quella della casa editrice Bemporad del 1901.
Rileggo i capitoli dal XXX al XXXIV relativi alla disavventura di Pinocchio che non sa resistere al richiamo del Paese dei balocchi, complice l’amico Lucignolo, con la conseguente trasformazione dei due amici in somari (sulla scorta dei miei studi classici e dell’interesse per tutte quelle forme letterarie che suggeriscono origini popolari, dall’epica alla favola, dal mondo greco q quello latino, la raffigurazione dell’asino in letteratura e nelle arti figurative è una delle mie fissazioni!).



Scorro le illustrazioni, ricordando quando in un anno lontanissimo della mia infanzia ricevetti una copia come regalo per Natale, intestardendomi a leggerlo la sera a letto, nonostante i rimproveri (“Spegni la luce, basta leggere!”), ricordando la paura suscitata da alcune disavventure del burattino disobbediente (come me che continuavo a leggere ben oltre l’orario consentito).
Ricostruire la storia dell’edizione è stato facile.




Più difficile, meglio, impossibile ricostruire la storia di questa copia, scompaginata ma accuratamente riparata (con ago e filo) per scongiurare – per quanto possibile – la ‘fine’ del libro. Sicuramente non è un libro acquistato in una libreria dell’usato o su una bancarella (cosa che faccio ogni volta che me ne capita l’occasione!).
Deve essere un libro ‘di famiglia’ che ho salvato da una di quelle tristi fasi di sistemazione ed eliminazione del surplus di una casa quando viene chiusa per la scomparsa di chi la abitava.
Immagino così che potrebbe essere stato della mia nonna paterna, l’unica esponente realmente di origine toscana del mio albero genealogico (insieme al figlio, il babbo, toscano solo di passaggio). Di lei ricordo il dizionario della lingua italiana sempre a portata di mano e un piatto ricorrente (le triglie alla livornese), di lei ho una copia de I lavoratori del mare di Victor Hugo (1866), di lei porto il nome. Per il resto una donna silenziosa, troppo.
Eppure, anche il silenzio parla, anzi può urlare.
Così preferisco immaginarla a sfogliare il Pinocchio scompaginato che ho tra le mani, mentre apprezzava il perfetto italiano/toscano ottocentesco di Carlo Collodi!
NOTA Sempre a proposito di Pinocchio: ho altre edizioni del testo, riletture e saggi che ne indagano il contenuto. Prima o poi dovrò trovare il tempo o, forse, il coraggio, di leggerle in modo sistematico!
Questo articolo è stato pubblicato originariamente in Infodem.it il 17 dicembre 2022


- Leggendo Zena Roncada, Dal terrazzo e piccole fughe, temposospeso 2025
- Leggendo Massimo Castoldi, L’Italia s’è desta. L’inno di Mameli: un canto di pace, Donzelli 2024
- Leggendo AA.VV., Lezioni sull’antifascismo, a c. di Piergiovanni Permoli, Laterza 1960
- Giona (e Giosuè), tra Vaccamorta, Francia e Caraibi: una nuova ‘opera-mondo’ (Alessandro Marenco, Giona, temposospeso 2025)
- Contro l’obsolescenza di (alcuni) libri (parte seconda)
Pingback: Tra libro e stagno. Avventure estive | Libri Sottobraccio