Quando i due protagonisti di Le meraviglie del Duemila di Emilio Salgari (1862-1911) – Toby Holker, un medico che ha trovato il modo per addormentare gli esseri viventi, programmandone il risveglio, e James, un giovane amico ricco e annoiato – escono dalla condizione di corpi addormentati grazie ad una sostanza messa a punto dal medico, in un ambiente appositamente predisposto – è il 2003.
Il romanzo, ambientato tra New York e l’isola di Nantucket (di fronte a Cap Code, nella contea del Massachusetts, che Salgari non ha mai visto, come non ha mai visto tutti gli altri luoghi che ha reso protagonisti dei suoi romanzi) è stato pubblicato nel 1907 e scritto in un periodo precedente.
Tutti i suoi lettori, ragazzi nella maggior parte di casi, si sono quindi confrontati con le situazioni nate dalla fervida fantasia dell’autore, basata anche sui contemporanei progressi nel campo scientifico e tecnologico.
Come capita in questa tipologia di testi ambientati nel futuro, ci sono intuizioni che si sono realizzate, in tutto o in parte, altre che anticipano traguardi rimasti nel campo sperimentale, altre ancora realizzatesi in una direzione completamente diversa.
Rileggerlo oggi, a venti anni dal momento in cui l’autore colloca il risveglio dei protagonisti, è forse ancora più inquietante di quanto può esserlo stato per i lettori del passato.
Se è vero, poi, che è un romanzo pensato e nato per un pubblico giovanile, è altrettanto vero che sfiora questioni talmente attuali da renderlo interessante anche per un pubblico adulto. Inoltre, avrebbe forse bisogno di un apparato di note o almeno di un’introduzione che decodifichi alcune situazioni (ad esempio, laddove Salgari immagina che la luce sia fornita dal ‘radio’, un materiale radioattivo sul quale a quei tempi lavorava Maria Curie che, per i suoi studi, ricevette il premio Nobel – nel 1903, per la fisica con il marito Pierre Curie e, nel 1911, per la chimica – morendo nel 1934 proprio in conseguenza della radioattività dei materiali studiati).
Già durante la prima cena, in casa del medico che ha avuto il compito di risvegliarli (si tratta di un nipote del protagonista), i due cominciano a indagare su come e quanto il mondo sia cambiato, a partire dagli ingredienti presenti nelle pietanze. Anzi, meglio, dall’assenza di carne nelle pietanze proposte sulla cui base ipotizzano progressi in questo campo, nella direzione auspicata dalle numerose voci contrarie al consumo di carne ai loro tempi (ossia, nella seconda metà del XIX secolo, quando vennero fondate le prime Società vegetariane in Inghilterra, Germania e Francia e si diffusero molte voci a sostegno del vegetarianismo anche negli Stati Uniti):
«Ai nostri tempi si parlava molto di vegetarianismo, specialmente in Germania ed in Inghilterra. Si vede che quella cucina ha fatto dei progressi» (Cap. IV).
In realtà, la spiegazione che viene loro fornita dal medico / nipote che li ha svegliati, chiarisce l’assenza di carne non per progresso determinato da consapevolezza animalista, quanto piuttosto dall’esigenza di destinare tutta la terra utilizzabile a fini agricoli per fornire alimentazione adeguata alla popolazione mondiale, enormemente aumentata:
«Mio caro signore, la popolazione del globo in questi cento anni è enormemente cresciuta, e non esistono più praterie per nutrire le grandi mandrie che esistevano ai vostri tempi. Tutti i terreni disponibili sono ora coltivati intensivamente per chiedere al suolo tutto quello che può dare. Se così non si fosse fatto, a quest’ora la popolazione del globo sarebbe alle prese con la fame. I grandi pascoli dell’Argentina e i nostri del Far-West non esistono più, ed i buoi ed i montoni a poco a poco sono quasi scomparsi, non rendendo le praterie in proporzione all’estensione. D’altronde non abbiamo più bisogno di carne al giorno d’oggi. I nostri chimici, in una semplice pillola dal peso di qualche grammo, fanno concentrare tutti gli elementi che prima si potevano ricavare da una buona libbra di ottimo bue» (Cap. IV)
L’autore in questo passaggio ha colto nel segno ipotizzando l’aumento della popolazione mondiale (ai suoi tempi intorno a due miliardi di persone, oggi vicina agli otto miliardi) e, di conseguenza, una crescita dell’agricoltura meccanizzata, senza peraltro ipotizzare la crescita smisurata dell’allevamento industriale degli animali tradizionalmente consumati dall’uomo, in tutte le fasi, dalla nascita alla macellazione e al commercio.
Oggi le confezioni da supermercato tendono a equiparare la carne a un qualsiasi altro prodotto al punto che la questione della scelta vegetariana – già presente ai tempi di Salgari – difficilmente si pone alla sensibilità del grande pubblico.
I due interrogano quindi il loro ospite sulla presenza dei cavalli. Alla risposta che anche i cavalli non ne esistono quasi più, la meraviglia dei due redivivi si fa ancora più accentuata. Si domandano infatti come possano gestire una guerra senza avere cavalli a disposizione.
La risposta è sorprendente. Nel leggerla è indispensabile fare molta attenzione alle date, tenendo a mente che l’ideazione e la scrittura di questo testo, risalgono alla fine del secolo XIX e che soltanto le guerre ‘mondiali’ nel corso del Novecento sono state non una ma due:
«Da sessant’anni sono scomparsi, dopo che la guerra ha ucciso la guerra, l’ultima battaglia combattuta per mare e per terra fra le nazioni americane ed europee è stata terribile, spaventevole, ed è costata milioni di vite umane, senza vantaggio né per le une né per
le altre potenze. Il massacro è stato tale da decidere le diverse nazioni del mondo ad abolire per sempre le guerre. E poi non sarebbero più possibili. Oggi noi possediamo degli esplosivi capaci di far saltare una città di qualche milione di abitanti; delle macchine che sollevano delle montagne; possiamo sprigionare, con la semplice pressione del dito, una scintilla elettrica trasmissibile a centinaia di miglia di distanza e far scoppiare qualsiasi deposito di polvere. Una guerra, al giorno d’oggi, segnerebbe la fine dell’umanità. La scienza ha vinto ormai su tutto e su tutti». (Cap. IV)
Peccato che subito dopo, il medico redivivo si rivolga al nipote con questo scambio di battute:
«Eppure quest’oggi, appena svegliato, mi fu comunicata dal vostro giornale una notizia che smentirebbe quello che avete detto ora, mio caro nipote» disse Toby.
«Ah sì! La distruzione di Cadice da parte degli anarchici. Bazzecole! Ormai questi bricconi irrequieti saranno stati completamente distrutti dai pompieri di Malaga e di Alicante.
«Dai pompieri?»
«Non abbiamo altre truppe al giorno d’oggi, e vi assicuro che sanno mantenere l’ordine in tutte le città e sedare qualunque tumulto. Mettono in batteria alcune pompe e rovesciano sui sediziosi torrenti d’acqua elettrizzata al massimo grado. Ogni goccia fulmina, e l’affare è sbrigato presto.» «Un mezzo un po’ brutale, signor Holker, e anche inumano»
«Se non si facesse così, le nazioni si vedrebbero costrette ad avere delle truppe per mantenere l’ordine. E del resto siamo in troppi in questo mondo, e se non troviamo il mezzo d’invadere qualche pianeta, non so come se la caveranno i nostri pronipoti fra altri cent’anni, a meno che non tornino, come i nostri antenati, all’antropofagia» (Cap. IV).
Come dire: qualsiasi oppositore viene eliminato dal potere (e al tempo di Salgari gli anarchici erano particolarmente impegnati contro le gerarchie al potere).
Decisamente non è una bella prospettiva. Il fatto che l’intera vicenda e le situazioni che la percorrono siano venute in mente a un autore che, oltre un secolo fa, di romanzi ne ha scritti decine, viaggiando e informandosi solo tra le pagine di libri, atlanti e giornali e, per di più, senza raggiungere una condizione economica e un successo minimamente adeguati al lavoro che faceva, non è rassicurante, soprattutto perché portiamo con noi un bagaglio di fatti accaduti nel corso di un secolo che non lasciano molta speranza sul genere umano e la sua capacità di adattarsi a qualsiasi bruttura, pur di salvaguardare il piccolo spazio e il limitato tempo nel mondo che spetta a ciascuno.
Originariamente pubblicato in INFODEM.IT il 24 aprile 2022







EDIZIONI
Bemporad 1907
Fabbri, 1968
Rizzoli, 1999
Psiche e Aurora, 2011
Crescere, 2019
Nulla Die, 2021