Leggendo Clare Hunter, I fili della vita. Una storia del mondo attraverso la cruna dell’ago, Bollati Boringhieri, 2020

Ci sono libri dei quali è molto difficile scrivere.

Ci sarebbe talmente tanto da dire che si finirebbe per perdersi attraverso le questioni che trattano.

Ogni questione merita approfondimento e ogni approfondimento porta con sé altre questioni. E ogni questione andrebbe affrontata attraverso il tempo.

Si potrebbe scrivere una storia del mondo – al femminile – attraverso la storia della mano che regge un ago e dell’altra mano che nella cruna di quell’ago introduce un filo di materiale diverso, dall’origine delle prime attestazioni di un indumento o di un oggetto messo insieme con ago e filo ad oggi. Anzi, se ne possono scrivere tante da angolature diverse e con protagoniste diverse, alcune famose, altre note, innumerevoli sconosciute.

È quello che ha fatto Clare Hunter in I fili della vita in sedici capitoli, ognuno dei quali attorno ad una questione, suggerita da una parola: Sconosciute – Potere – Fragilità – Reclusione – Identità – Legàmi – Protezione – Viaggio – Protesta – Perdita – Comunità – Luoghi – Valore – Arte – Lavoro – Voce.

A fine lettura, arricchiti dalle innumerevoli ‘storie’ racchiuse nella ‘storia’, si rimane con la sensazione che ognuna di quelle storie abbia in qualche modo contribuito alla storia del mondo come è diventato, ossia un mondo in cui la parte che conta – quella che può permettersi di acquistare tutto ciò che viene prodotto nelle fabbriche del settore tessile, per lo più dislocate in un altrove sconosciuto – non sa più cucire, fa difficoltà a definire il significato di ‘cruna’ e, con ogni probabilità, non ha mai avuto tra le mani un ago.

Incredibilmente, si ha anche la precisa sensazione che ogni voce possa essere raccontata innumerevoli altre volte, tante quante sono le persone che hanno contribuito con i loro ricami a memorizzare con filo e ago su tessuti diversi un angolo del loro mondo e della loro storia, lasciando un frustolo di memoria che, nel suo complesso, fa parte della storia del mondo, di cui anche ciascuna di loro è stata protagonista.

È un libro da leggere, da rileggere, da conservare gelosamente. 

È anche un libro che può assolvere la funzione di guida ad altre letture o di guida per programmare un viaggio alla scoperta dei ricami esposti nei musei.

In corso di lettura ho preso qualche appunto, ho preso nota di alcuni titoli nella ricca bibliografia (nessuno dei titoli è tradotto in italiano, purtroppo).

Di alcuni altri pubblicati successivamente e non ancora tradotti:

Kassia St Clair, The Golden Thread. How Fabric Changed History, John Murray 2019

Virginia Postrel, The Fabric of Civilization. How Textiles Made the World, Basic Books, 2021

Ho poi riscoperto un romanzo che ho acquistato ma non ancora letto e che – già dal titolo – sembra perfetto per entrare nel mondo descritto nel capitolo ‘Lavoro’:

Bianca Pitzorno, Il sogno della macchina da cucire, Bompiani 2021

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