Durante una passeggiata autunnale a Monte Luco (L’Aquila) mi sono imbattuta in uno spettacolo imperdibile: il meraviglioso colore ‘marrone bruciato, quasi dorato, tendente al rosso’ di alcuni grandi alberi e di alcuni arbusti, facilmente raggiungibili. Molte foglie sono già a terra. La mia passione per le foglie è innata. La mia mania per raccogliere qualsiasi materiale naturale – foglie, rametti, galle … – per conservarli e farne delle composizioni che mi portino la natura in casa, fino alla stagione primaverile, è consolidata.
Di fronte alle foglie di questo albero (in realtà riesco a raggiungere solo l’arbusto!), sicuramente un acero anche se non so quale, non resisto: ne raccolgo un bel mazzo (da terra perché mi dispiace strapparle dal ramo, anche se sono ormai destinate a cadere entro pochi giorni) pregustando il piacere di qualche composizione originale.
Nel pomeriggio, al telefono con l’amica Michela, mi ritrovo a parlare del mio ‘raccolto’. Direte tra voi e voi, ma, tra amiche, possibile non ci sia altro argomento di conversazione?
C’è naturalmente, ma con Michela le conversazioni sono speciali e, solitamente, hanno la natura al centro. Perché Michela è Rosso di Robbia, la persona che mi ha introdotto ai segreti della stampa naturale completando, per così dire, quel fil rouge rappresentato dal mio amore per le piante e le foglie che mi accompagna sin da bambina, quando giocavo con le foglie dei noccioli, delle ghiande, degli alberi da frutto … e quelle di castagno diventavano bicchieri per bere alla fonte nel bosco accanto alla casa dei nonni.
Naturalmente le invio una delle foto che ho scattato. E dall’altro capo del filo (virtuale) sento Michela esclamare. ‘Acero opalo! Vedessi che risultati sul tessuto!’. Lo scambio di foto è assicurato (naturalmente sarà solo il primo passo per qualche tessuto che diventerà sciarpa, casacca, o chissà cos’altro)!
Si impone una documentazione: è la prima volta che mi imbatto in questo tipo di acero e, apparentemente, in Italia è presente anche sugli Appennini ma solo fino all’Umbria. Come dire: si è verificata chissà come un’espansione verso le montagne abruzzesi che mi riprometto di immortale anche nelle prossime stagioni!
Nel frattempo organizzo le mie nature morte invernali: lascio seccare all’aria una parte delle foglie per vederne l’effetto una volta secche, dispongo accuratamente un’altra parte tra le pagine sottili delle locali Pagine Gialle cartacee (ormai in disuso …) per osservarle a distanza di tempo, una volta secche.
Dal ramo, alla natura morta da conservare gelosamente fino alla primavera in attesa di vedere dal vivo il risultato dell’incontro di alcune foglie dello stesso tipo di acero con i tessuti di Rosso di Robbia.
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