Il cappello di Alice, ovvero come ripensare le ricorrenze in chiave sostenibile

Dal 1995, il periodo che va dal 26 febbraio al 40 aprile è chiamato World Book Day Period. L’iniziativa, promossa dall’UNESCO, è volta a promuovere la lettura, migliorare l’alfabetizzazione e diffondere il rispetto per libri, autori e pubblico. È inoltre fissata una giornata specifica, all’interno del periodo: il primo giovedì di marzo (in Irlanda e UK) e il 23 aprile in molti altri paesi (tra i quali l’Italia). Le istituzioni, le scuole, i cittadini in particolare sono chiamate a individuare le modalità con cui celebrare la ricorrenza insieme ai bambini e con il coinvolgimento delle famiglie.

C’è da dire che le ricorrenze sono tante, nel corso di un anno, con il rischio oggettivo di passare inosservate, ridotte a notizie passeggere, magari soffermandosi fugacemente sulla vignetta dedicata alle ricorrenze di questo tipo da Google.

La scuola, soprattutto nella fascia iniziale, dovrebbe essere il veicolo principale perché ricorrenze come questa diventino una consuetudine e un modo per ribadire la centralità della lettura nella formazione. Peraltro, nessuno dei piccoli studenti con cui ho avuto occasione di confrontarmi, ne ha mai fatto cenno. Per la verità non mi hanno mai parlato di libri consigliati in modo mirato con un’unica eccezione: un documento con un lungo elenco di titoli tra cui scegliere le letture dell’estate, fornito a fine prima media, all’interno del quale figuravano un buon 40% di titoli assolutamente non adatti per la fascia d’età cui erano destinati. D’altra parte, è una visuale molto parziale, proveniente da un angolino di mondo dove i bambini sono veramente pochi. 

Ho invece notizie aggiornate sul caso inglese, in area londinese, dove i miei nipoti frequentano il primo ciclo scolastico, rispettivamente in sesta (ultimo anno della primaria) e quarta. La giornata viene promossa ogni anno in modo sistematico: gli alunni del primo ciclo vengono invitati a recarsi a scuola indossando qualcosa che si ispiri al personaggio che preferiscono tra quelli che popolano i libri letti. È un’occasione per condividere le letture che vengono regolarmente indicate (anche in formato digitale).

Così anche quest’anno, nella scuola che frequentano, con una settimana di anticipo rispetto alla ricorrenza, è stato comunicato il programma del World Book Day per giovedì 3 marzo: durante un’assemblea gli alunni avrebbero sfilato con un cappello ispirato a una loro recente lettura.

Al ritorno a casa, la mamma – da sempre abituata a organizzare e coinvolgere i figli in attività artigianali e ad affrontare con loro, fina dai primi anni, tematiche di impegno ambientalista – ha proposto di scegliere tutti insieme il libro al quale ispirarsi. La scelta è caduta su un’edizione illustrata di Alice nel paese delle meraviglie, forse anche ricordando una mostra di notevole interesse e di sicuro impatto dedicata proprio ad Alice e al suo paese delle meraviglie, nel Victoria and Albert Museum (Alice. Curiouser and Curiouser. A mind-bending journey into Wonderland https://www.vam.ac.uk/exhibitions/alice-curiouser-and-curiouser alla quale siamo andati tutti insieme, mamma, zia, nonni e nipotini). 

Una volta scelto il libro, si è passati alla selezione dei materiali adatti alla realizzazione di un cappello (gesso e argilla per il cappello e tutti gli oggetti da applicarvi, matite, colori, ecc.), ispirandosi alle illustrazioni del libro in loro possesso. 

Ne è nata l’occasione per un lavoro di squadra che mamma e figli hanno realizzato nel corso di alcune serate, tra il dopocena e l’ora di andare a dormire, con grande soddisfazione di tutti. 

Ho seguito il procedere del lavoro a distanza, come di consueto, con una serie di foto che seguivano la nascita del cappello e delle applicazioni che richiamano altrettanti episodi della storia di Alice (funghi, coniglio, orologio, teiera, chiave, porta, bottiglia con su scritto bevimi, bruco, corona della Regina di Cuori, carte da gioco, fenicottero, gatto e, naturalmente, un cappello). Serate di condivisione e collaborazione alle quali ha partecipato a modo suo anche il più piccolo, sempre attratto dalle costruzioni di tutti i tipi.

Quando è arrivato il giorno della ricorrenza con la prevista competizione, la nipotina è andata a scuola con il suo cappello di Alice.  

La sfilata si è realizzata con tanti cappelli di tutte le fogge e un po’ di comprensibile confusione di cui ha fatto le spese proprio il cappello di Alice dal quale, a seguito di una caduta, si sono staccate alcune applicazioni e che, di conseguenza, avrà bisogno di un accurato restauro, prima di essere collocato in bella vista a memoria di una giornata speciale.

Peraltro, a margine della giornata durante la quale i cappelli che sfilavano, nella maggior parte dei casi, erano acquistati e ornati da piccoli oggetti, probabilmente recuperati in casa tra le cose dimenticate, viene il legittimo sospetto che in questo modo la ricorrenza si trasformi in un’istigazione all’usa e getta di cui l’ambiente non ha assolutamente bisogno e contro il quale esistono altre ricorrenze nel calendario, altrettanto importanti.

Forse è arrivato il momento di coordinare le ricorrenze e le loro implicazioni: abbinare l’idea della lettura a quella della salvaguardia dell’ambiente, ad esempio, chiedendo ai bambini di utilizzare materiali e oggetti rispettosi dell’ambiente, rinunciando alla vestizione, optando per l’esecuzione di un disegno o per la selezione di una pagina del libro da leggere a voce alta nel corso della giornata, condividendo con gli altri la descrizione del personaggio preferito. 

Forse, in considerazione del fatto che la ricorrenza è avvenuta in concomitanza con avvenimenti ben più gravi, si sarebbe potuto optare per la selezione e la lettura di qualche pagina, accuratamente selezionata, volta a promuovere l’idea di pace, cooperazione e solidarietà.

Leggere, serbare memoria, studiare sono gli unici antidoti a un mondo proiettato in avanti che, nella realtà, sta perdendo – senza rendersene conto – la speranza nel futuro.

E sono l’unico modo per dare la consapevolezza che i profughi non sono di serie A, di serie B, di serie C … sono ‘umanità’ e, in quanto tali, vanno soccorsi e aiutati.or

Lascia un commento