Italiano o inglese? Quale funziona meglio per promuovere un’idea controcorrente? Direi che, almeno in questo caso, l’effetto è sostanzialmente alla pari. Certo è che da quando ho letto l’articolo di Sabina Giovenale (DE-IMPERMEABILIZZARE LE CITTÀ PER RESISTERE AI CAMBIAMENTI CLIMATICI 19/01/2023) sull’argomento, molto articolato attorno ad una ricca documentazione, ogni volta che metto piede fuori casa cerco di memorizzare quello che incontro, per capire se è fino a che punto corrisponde all’idea di sponge city.
Se mi trovassi nel paese dove risiedo abitualmente, tra le montagne d’Abruzzo, non avrebbe molto senso porsi la questione: è un borgo fondamentalmente agricolo, con poche strade asfaltate, molte strade e stradine acciottolate e molto sentieri di campagna. L’acqua scorre liberamente tra fessura e fessura ed erbe spontanee di ogni tipo crescono in tutte le fessure e tra ogni anfratto per la gioia degli insetti.
Ma nei miei ‘periodi’ londinesi porsi la domanda ha senso anche se definire questi periodi ‘londinesi’ sarebbe improprio sia dal punto di vista di chi arriva Londra da turista (non ha molto senso per questa tipologia di visitatori arrivare in ‘zona tre’, con poche eccezioni o solo di passaggio) né tanto meno per chi vive nelle zone centrali che hanno – indubbiamente – una fisionomia residenziale completamente diversa (a meno che non abbia in sorte di abitare nel raggio di uno qualsiasi dei numerosi parchi cittadini della city).
Peraltro, dal punto di vista di ospite non residente per periodi più o meno lunghi nel corso di un anno, in compagnia di figlie e nipoti, la domanda ha senso, eccome, soprattutto abbinata alla classifica delle cinque città spugna (cinque in luoghi diversi del mondo, l’ultima delle quali è proprio Londra).
Non ho trovato una classifica più lunga delle città riportate negli articoli in ordine di percentuale di spugnosità, misurata secondo criteri di capacità di assorbimento del terreno dipendente dalla capacità (e dalla volontà) delle città di lasciare spazi liberi da cemento e asfalto per garantire l’assorbimento delle acque anche in caso di piogge violente e persistenti: (Auckland (35%), Nairobi (34%), Singapore (30%), New York (30%), Mumbai (30%), Shanghai (28%) e, appunto, Londra (22%). Non avendo in previsione di poter verificare in prima persona la situazione di queste città, mi limito a ragionare su quel che mi circonda e che posso verificare in presa diretta.
Così, mentre scrivo, passo in rassegna – mentalmente – i parchi piccoli e grandi che si trovano a distanza di una camminata a piedi (tra 5 minuti e 20 minuti di cammino dalla porta di casa, più o meno): c’è un parco – piccolo e piuttosto disadorno (poche panchine e un’area giochi) – a non più di cinque minuti, alla cui spalle si apre una delle entrate pedonali per la Greenway Walking Trial, riservata a pedoni e biciclette, asfaltata nella striscia centrale, con due ampie fasce laterali lasciate all’erba e ai fiori selvatici (la scarpata laterale, da entrambi i lati è piena di alberi e arbusti e finisce a ridosso dei giardini / cortili di pertinenza delle casette a schiera). La Greenway è utilizzata durante tutta la giornata: c’è chi passeggia, chi si muove velocemente, chi si attarda a chiacchierare, chi si limita ad attraversarla, chi porta a spasso il cane. Tanti umani ma anche tante presenze animali (volpi, scoiattoli, corvi, gabbiani, topolini e, naturalmente, qualche gatto, transfuga dai sottostanti giardini, oltre – naturalmente – agli insetti che visitano regolarmente le piante).
Ci sono poi, su un lato e sull’altro dell’Autostrada che ‘scorre’ veloce tra i quartieri abitati e che si attraversa con passaggi pedonali sopraelevati, fino alla zona centrale (nei pressi del Blackwall Tunnel che mette in comunicazione le due sponde del Tamigi); almeno due parchi su entrambi i lati, uno dei quali completo di laghetto che ospita una grande profusione di uccelli migratori (oche di vario genere che si raggruppano in grandi famiglie, pronte a prendere il volo a stormi ad un segnale convenuto, ecc.). Sul bordo, comodamente seduti sulle panchine si può assistere a questi continui andirivieni, all’alternarsi delle presenze, al formarsi dei gruppi …
Ci sono i marciapiedi, costeggiati abitualmente dalla pista ciclabile e da margini verdi, più o meno ampi, dove si incontrano sempre persone che camminano, da sole o in compagnia, con bambini in carrozzina o a piedi … l’impressione è di una città dove si cammina molto (e dove si consuma e si getta molto: non manca mai qualche carrello del supermercato mezzo sfasciato abbandonato ai lati dei percorsi pedonali!).
Ci sono alcune aree nelle quali il comune assegna ai cittadini che ne fanno richiesta lotti da coltivare in proprio con ortaggi e/o fiori.
C’è poi un Cimitero Ebraico (praticamente una grande area verde) e una riserva naturale che custodisce il cimitero dell’antica Saint Mary Magadalene Churchyard, operante fino al 1974. Si può entrare liberamente, passeggiare nel bosco e immergersi nella storia, soffermandosi a leggere date e vicende tra le lapidi in pietra ricoperte di muschio e circondate di fiori e di erbe.
Come dire, da questo punto di vista ho la sensazione che la permeabilità sia forse superiore rispetto a quella che le classifiche considerano per la città nel suo insieme.
Dal momento poi che le letture sono sempre in qualche modo collegate e, come le ciliegie, una tira l’altra, riprendo tra le mani il catalogo di una recente mostra (https://www.vam.ac.uk/exhibitions/beatrix-potter-drawn-to-nature) interamente dedicata a Beatrix Potter – una bambina di età vittoriana dotata di una eccezionale capacità di disegnare, divenuta una ragazza mantenendo intatta la sua grande capacità, una giovane donna e, infine, una signora capace non solo di disegnare ma anche di mettere a frutto questa sua capacità – rendendomi conto che, in epoca vittoriana, la impermeabilizzazione della città agli suoi inizi.



Beatrix bambina abitava con i suoi genitori a Kensington (nei pressi del luogo dove oggi si trovano i grandi Musei di Londra), dove aveva modo di osservare e copiare insetti, foglie, fiori, funghi, particolari, piccoli animali che popolavano il sobborgo ‘quasi rurale’, sviluppando quella attitudine per il disegno, per le cartoline, per i libri illustrati sui quali – nell’impossibilità di proseguire gli studi universitari (appannaggio esclusivamente del fratello. Già, perché mai una ragazzina avrebbe dovuto studiare oltre la formazione di base?) – si è concentrata e specializzata al punto di acquistare ettari ed ettari di terreno nel Lake District (Cumbria), che alla su morte sono divenuti patrimonio del National Trust e oggi costituiscono una parte importante del Lake District National Park.



Nella mostra, realizzata dal Victoria and Albert Museum, il motivo ricorrente, sala dopo sala, era un display che forniva indicazione sul tema della sala, completo di animazione con due topolini che si inseguivano, saltellando, da una parte all’altra dello schermo, a conferma di come sia naturale la presenza di piccoli animali se la città convive con spazi verdi, mantenendo la caratteristica di permeabilità che dovrebbe essere propria anche delle zone abitate per evitare inondazioni.



Sala dopo sala, i visitatori hanno avuto la possibilità di osservare i disegni originali di Beatrix Potter su cartoline, fogli, lettere, libri, un enorme patrimonio che fa parte delle raccolte del V&A Museum e che possono divenire oggetto di mostre come è accaduto con Drawn to nature che si è chiusa l’8 gennaio 2023 e della quale rimane disponibile l’omonimo catalogo. Anche questa mostra testimonia, indirettamente, come l’idea di ‘permeabilità’ delle città sia diretta conseguenza del processo di cementificazione che attraverso un secolo e poco più ha portato l’uomo ha pensare di poter escludere la natura dalle proprie città, senza lasciarle il necessario sfogo, nella irragionevole e presuntuosa convinzione che non si sarebbe ribellata, in un modo o nell’altro!
- Leggendo Zena Roncada, Dal terrazzo e piccole fughe, temposospeso 2025
- Leggendo Massimo Castoldi, L’Italia s’è desta. L’inno di Mameli: un canto di pace, Donzelli 2024
- Leggendo AA.VV., Lezioni sull’antifascismo, a c. di Piergiovanni Permoli, Laterza 1960
- Giona (e Giosuè), tra Vaccamorta, Francia e Caraibi: una nuova ‘opera-mondo’ (Alessandro Marenco, Giona, temposospeso 2025)
- Contro l’obsolescenza di (alcuni) libri (parte seconda)
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