Ciao, Beppe …

Quando, quasi tre anni fa, l’amica Valentina mi chiese se le davo il permesso di fare il mio nome a Beppe Lopez per entrare a far parte del blog (Infodem.it), ricordo di avere espresso titubanza. In che modo avrei potuto contribuire a un blog di professionisti della scrittura, abituati a scrivere per i giornali da diverse angolazioni e su argomenti diversi? Ho cercato di argomentare le mie perplessità senza peraltro convincere Valentina. D’altra parte, ci siamo conosciute per parlare e discutere di libri e su questo piano il terreno era ed è rimasto fertile. 

Così ho incontrato Beppe Lopez, a distanza, per mail e per telefono. Si è instaurata la mia collaborazione con il blog, all’inizio con incertezze di ogni tipo da parte mia. Per chi è abituato a stare ‘all’ombra’, ossia nel mondo della scuola – dove la scrittura oltre che praticata in prima persona è parte integrante del curriculum scolastico, dai rudimenti della lingua fino alla lettura e alla letteratura -, pensare di avere un pubblico più ampio che non siano studenti pone questioni di non facile soluzione. 

Dopo le prime ‘prove’ (della serie, ‘gli esami non finiscono mai’), ho capito che il mio interlocutore era una persona disponibile, attenta, capace di correggere, di indirizzare, di apprezzare. Sicuramente nel suo ambiente è stato un ottimo formatore. Era inoltre una persona con una visione lucida degli ultimi Cinquanta anni che, in prima persona, ha contribuito a raccontare.

Con il senso del dovere innato che mi contraddistingue da sempre, ho cercato di proporre interventi con cadenza regolare, sulle questioni che più mi interessano e mi preoccupano. 

Ho avuto modo di leggere molti articoli, di entrare in contatto con altri, di apprezzare come in qualche modo si sia creata una rete di conoscenze a distanza e, perché no, di amicizie, sulla base di affinità e di interessi.

Dopo qualche mese, durante una telefonata, Beppe mi chiese se mi avrebbe fatto piacere leggere uno dei suoi romanzi – Capatosta – per farne una recensione. Difficilmente resisto a inviti di questo tipo. Leggendo Capatosta ho scoperto un narratore di una tale profondità, con una tale capacità di usare la lingua italiana – mista di forme regionali e locali in modo efficace e funzionale alla vicenda e ai personaggi – e una tale abilità nel ricostruire tutte le sfaccettature dei personaggi e dell’ambiente che la recensione è divenuta un breve saggio. E un romanzo che, ambientato a Bari, travalica i confini regionali per raccontare uno stralcio di umanità.

Successivamente ho letto Capibranco e La scordanza. Sicuramente leggerò altro.

I suoi non sono romanzi facili. Ognuno tocca questioni complesse e delicate, capaci di mettere in discussione la visione del mondo con punti di vista alternativi. Sicuramente leggerò altro.

Mi sarebbe piaciuto incontrarlo. Anzi, avevamo pensato di riunirci, in Abruzzo, per consolidare la sintonia a distanza anche in presenza, tra persone che nei mesi si sono messe in contatto per motivi diversi, nati dagli scritti dell’uno o dell’altro. La pandemia ha fatto saltare i piani.

Oggi, Beppe ci ha lasciato. 

Da oggi, ogni volta che scriverò qualcosa, non potrò non pensare alla mail di risposta: ‘sei in rete’ magari con l’aggiunta di una parola a conferma di aver fatto un lavoro particolarmente azzeccato.

Rimarranno le conoscenze e le amicizie fatte grazie a Beppe e, possibilmente, riprenderemo l’idea di incontrarci. E ognuno di noi, dal suo particolare punto di vista, potrà pensare che Beppe sa di avere costruito qualcosa di duraturo.

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