Ancora sul ‘bottino di libri’: naturalisti entomologi narratori 

Tra il bottino di libri di cui ho avuto già modo di parlare, uno è di dimensioni piccole, poco appariscente sin dal colore della copertina e, tuttavia, inconfondibile. Si tratta di un volumetto della Biblioteca Universale Rizzoli, la storica collana nata nel 1949, chiusa nel 1972 e riaperta nel 1974 con una nuova veste. Di questa ultima ne conto un gran numero nella mia biblioteca (classici latini, greci, italiani, stranieri …). I pochi esemplari della prima serie sono ormai pressoché introvabili e, dal mio punto di vista, sicuramente preziosi. 

Quando l’ho scoperto negli scaffali ricolmi del negozio dell’usato, occhieggiava timidamente tra volumi molto più grandi e colorati. È divenuto mio già dal titolo. 

Mi sono presa un po’ di tempo per leggerlo, La piccola FadetteMichael Strogoff hanno avuto la precedenza per motivi diversi, entrambi legati al filo della memoria che si dipana solitamente attraverso i libri.

Ancora prima di leggerlo, mi sono documentata sull’autore, Marcel Roland (Sète, 26 agosto 1879 – 11 ottobre 1955), un naturalista francese; ho tentato di documentarmi sul traduttore, Remo Costanzi, sul quale il tempo ha fatto calare l’obblio (il che, peraltro, avviene anche in concomitanza con la pubblicazione del libro: pochi si curano di conoscere chi traduce, ossia “il secondo autore”). Dai titoli tradotti, capisco che traduceva dal tedesco e dal francese. Niente altro.

La ricerca mi ha portato a scoprire che il titolo in mio possesso – Canti d’uccelli e musiche d’insetti (1947) BUR 1951 – è il settimo di una serie di nove, intitolata Les bois, les champs et les jardins – vues sur le monde animal (“I boschi, i campi e i giardini: sguardi sul mondo animale”). Li riporto di seguito per amore di precisione ma anche per sollecitare o appagare la curiosità di un eventuale lettore:

  1. Vite e morte degli insetti (1936) 1952
  2. Le meraviglie del microscopio (1937) 1950
  3. La grande lezione dei piccoli animali (1939)
  4. Mimetismo e istinto di difesa (1941)
  5. Amore, armonia e bellezza (1943) 1953
  6. Alcuni animali … ed io (1945)
  7. Canti d’uccelli e musiche d’insetti (1947) 1951
  8. I conquistatori alati (1947)
  9.  Gli animali ci parlano (1949)

Durante le indagini preliminari ho anche scoperto che la Casa Editrice Gallucci ha ripubblicato il terzo della serie – La grande lezione dei piccoli animali –  nel 2010. Non credo che saprò resistere alla tentazione!

Poi, ho iniziato a leggerlo e, a dispetto del formato piccolo e della totale assenza di immagini, mi sono trovata totalmente immersa nel mondo dell’autore che conduce la sua ricognizione sui volatili e gli insetti presenti nelle regioni della Francia dove è nato e dove ha vissuto con una ricchezza di informazioni, di riferimenti ad altri autori, di citazioni che incuriosisce ed apre prospettive inaspettate senza mai stancare.

Durante la lettura, prendevo appunti, secondo il solito, sorprendendomi ad appuntare non tanto quelle sui piccoli animali di cui ciascun capitolo parla, quanto piuttosto nomi di altri autori e di località. In alcuni casi, dai nomi delle località sono risalita alla pianta attuale di quei luoghi, trovandola costellata di supermercati, di impianti industriali e di una distesa di costruzioni ben maggiore di quella che l’autore lamentava ai tempi in cui scriveva e che, già allora. andava sacrificando gli ambienti naturali (foreste, boschi, prati …). La cementificazione che avanza … 

Tra i molti nomi, ho trovato più di una volta citato quello di Henry Frabre, entomologo narratore che nei suoi Ricordi Entomologici, ha fatto confluire l’incredibile narrazione dei suoi studi sugli insetti.

Ma ho anche scoperto un autore francese – Georges Duhamel, medico e scrittore (1884 – 1966) – che non avevo mai incontrato prima e del quale non è mai stato tradotto nulla in italiano, neppure due titoli che sicuramente meritano una lettura: Vie des martyrs, pubblicato con lo pseudonimo di Denis Thévenin, nel 1917 relativo alla sua esperienza di medico sulle trincee della prima guerra mondiale sul fronte di Verdun e della Somme, e Civilisation (Mercure de France, 1918). Il primo è disponibile in francese. Del secondo si trova solo la ristampa anastatica dell’edizione inglese. 

La varietà degli autori e degli avvenimenti che, direttamente o indirettamente, sono posti in relazione con gli ambienti naturali e le creature che li abitano (o, forse, li abitavano, se non altro in quantità molto maggiore rispetto all’oggi) è tale che in realtà ciò che emerge dalla lettura del testo non è solo l’enorme quantità di conoscenze specifiche sulle singoli specie oggetto della narrazione, quanto piuttosto le riflessioni sulla presenza umana, troppo spesso ingombrante e troppo spesso incurante degli abitanti – i veri residenti – degli spazi ‘narrati’.

Vista la difficoltà di accedere al testo (con l’unica lodevole eccezione del titolo pubblicato dall’editore Gallucci), mi piace riportarne un saggio perché se ne possa cogliere la preziosa mescolanza di osservazione, descrizione e poesia:

L’uomo, coi suoi sensi grossolani, è il solo essere vivente per il quale la primavera non rappresenti che una data sul calendario, posizioni reciproche di astri nello spazio. Il resto della natura animata ha, dello svolgersi delle stagioni, una conoscenza segreta che potrebbe sembrar misteriosa se non sapessimo che essa proviene dal sole. … Ed ecco quella coscienza della primavera che ci meraviglia nell’Animale e nel Vegetale. La Foresta vi partecipa a una cadenza che non ha l’uguale, con sensibilità e varietà illimitate. Ancora in brividi per le gelate, i temporali, le buriane, essa si affretta sotto il mantello di neve fondente, ad adornare la sua nudità come una donna. Quella mattina, in una brezza dorata da raggi limpidi, essa dondolava dolcemente il merletto delle foglie nuove delle betulle, sempre in anticipo sugli altri alberi, i bruchi gialli delle infiorescenze dei noccioli e i lunghi fusi pendenti dai rami appena in gemme degli ontani. E il mio piede sfiorava, all’orlo del sentiero, una frangia viola e giallo dorata: le mammole e i ranuncoli, primi gioielli dell’acconciatura nuziale dei boschi.

Ma soprattutto sugli alberi spiccava la ripresa della vita. Un’agitazione rivelatrice animava le querce che avevano conservato la loro vecchia casacca di foglie secche, i castagni, gli olmi, i pini dal tronco rosa. Popolo fremente e chiacchierino degli uccelli tu riempi la foresta di gridi e di battiti d’ali, ed ecco da dove viene quella gaiezza che è nell’aria. Tu riempi la foresta di un gioioso rumore di lavoro. Già i corvi che abitano i grandi pioppi hanno impiantato il loro nido, e anche le gazze, locatarie delle alte alberature dominanti la pianura. Già nel cavo dei folti cespugli di agrifogli e di lauri, il merlo sorveglia la nidiata schiusa.

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