C’è un angolo di terra sabina dove torniamo con cadenze ‘stagionali’.
Da sempre. Da quando il mondo era molto diverso anche se aveva già cominciato a correre. Troppo.
Sul piano personale, è avanzato regolarmente, anno dopo anno, con l’età e l’adattamento dei sogni e degli ideali alla realtà. Cosa non sempre facile alla quale tendiamo a opporre resistenza.
Sul piano generale la corsa al ‘progresso’ ha indotto trasformazioni con le quali sarà indispensabile fare i conti.
Se però si guarda a questo nostro mondo da un angolo un po’ nascosto, tra le colline, con alberi e stradine non ancora asfaltate che ci portano dagli amici di sempre, tra alberi di olivo e da frutto, si ha l’illusione che il tempo della natura – se rispettata – sia ancora dominato dal ritmo delle stagioni.

Quale che sia il momento dell’anno, si arriva con la certezza di toccare con mano la situazione del momento e di verificare in diretta gli effetti del clima di questo agosto che non riesce a lasciare andare il caldo e non accenna a lasciare spazio alle prime piogge. E, se lo fa, lo fa con l’eccesso delle cose che si incrinano e incrinano il ‘naturale’ evolversi delle stagioni.
La natura si adegua o cerca di adeguarsi. Qualche pianta non resiste, altre si adeguano.
Oggi, è prevista la raccolta delle nocciole. Ce ne sono alcuni alberi in una piccola valle – teatro di scorribande giovanili, di bivacchi improvvisati, di discussioni sui massimi sistemi, di rifugio per finire e definire la preparazione di esami universitari imminenti, come se da quel nostro ’angolo‘ si potesse cambiare (in meglio) il mondo.
La raccolta è anche l’occasione per osservare. Le nocciole sono oblunghe. Alcune sono già a terra. O – meglio – a terra c’è l’involucro della nocciola: c’è già chi ne ha fatto provvista! Qualche ‘pericarpo’ (il contenitore legnoso che contiene il seme) è aperto. Qualche animaletto ha banchettato sul posto!

L’attenzione si sposta anche sulle foglie: in particolare quelle che – grazie al lavoro di qualche insetto – hanno assunto l’aspetto di un vero e proprio merletto la cui trasparenza è messa in evidenza dalla luce del sole che lo attraversa (così come, in casa, la tenda nata da un tessuto stampato con la tecnica dell’ecoprint, sovrappone in trasparenza le foglie stampate con quelle esterne in un gioco unico di sovrapposizioni!).


Sono poche, quest’anno le nocciole.
Ma saranno sufficienti per preparare una crema di nocciole casalinga, con i soli ingredienti indispensabili (nocciole, cacao amaro e giusto un accenno di zucchero di cocco o di canna), alternativa alle creme in commercio, ossia a tutti quei preparati in cui l’elenco degli ingredienti comprende un numero imprecisato di additivi nominati con sigle difficilmente comprensibili per qualsiasi normale consumatore.
Il ‘posto delle nocciole’ comprende tante altre piante, tra le quali una pianta di fichi ‘granata’ sui cui rami si affacciano alcuni ‘frutti’ maturi con una particolare sfumatura di rosso scuro (ammetto di averne assaggiato uno, subito, appena raccolto, autodenunciando il ‘furto’: di fronte a un albero di fichi non resisto, da quando ero bambina!) e un albero di cachi ricco di frutti in crescita.


A conclusione del pranzo (dose minima di carboidrati e varietà di verdure!), arriva a tavola un’esposizione di frutti di stagione, direttamente dagli alberi coltivati nell’appezzamento di terreno, tra gli olivi.
Oltre al fico granata, ci sono le prime ‘mandorla Santa Caterina’, le susine Mirabella, di origine francese, un po’ aristocratiche, piccole e di colore violaceo, scovate in Provenza, dall’amico appassionato di frutti antichi, da riscoprire e da coltivare.



Accanto alle aristocratiche francesi, un piattino con le susine di un ‘prollagoncellu’, ossia – nel dialetto locale – un prugnolo. Stesse dimensioni, stessa consistenza, profumo e sapore molto simile alle cugine francesi.
Colore diverso: verdi le francesi, viola le ‘sabine’. Mondo contadino e mondo aristocratico abbinati e confusi sul piatto, nel palato e nello sguardo.

A completare l’esposizione, un paio di ‘pesche sanguigne’, le prime mature al punto giusto da consentire un assaggio.


Così il pranzo non è solo un pranzo ma un’esperienza per conoscere i frutti di stagione, nelle varietà locali e in quelle antiche, con le loro caratteristiche e le storie di incontri e riscoperte. E, tra una chiacchiera e l’altra, spunta l’ipotesi di una futura visita alla scoperta dell’Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra, a Pennabili.
Nel pomeriggio, le nocciole vengono ripulite ed equamente divise in parti uguali, pronte per essere sgusciate e trasformate in crema, a basso contenuto di zuccheri e senza aggiunte da laboratorio, per noi quattro amici, ancora giovani nella mente ma con gli acciacchi tipici dei decenni trascorsi da tenere sotto controllo!

