Appunti dal Museo Cervi (14 dicembre 2022)

Ammetto di soffrire di uno dei mali del tempo presente: l’eccesso di scatti.

È diventato così facile scattare foto che se ne accumulano una quantità incredibile al punto che, spesso, non si trova il tempo di selezionarle ed organizzarle.

Peraltro, ho l’accortezza di trasferirle, per blocchi tematici, dalla memoria del cellulare a quella del computer dove le archivio (più o meno) ordinatamente.

Accade così che vecchie sezioni dell’archivio riemergano casualmente e, come in questo caso, al momento giusto.

La visita al Museo Cervi, una delle sezioni dell’Istituto Alcide Cervi (Gattatico, Reggio Emilia) risale al 14 dicembre 2022. L’archivio fotografico della giornata è organizzato in tre settori: 

  1. Documentazione fotografica relativa ai documenti, ai libri che si leggevano in Casa Cervi e alle mostre periodiche ospitate dal Museo.

Tra queste, scelgo: 

  • Uno scorcio dello scaffale con l’esposizione dei libri che si leggevano in Casa Cervi, attingendo alla Biblioteca Popolare attiva a Campegine (la dittatura fascista aveva attivato nel 1932 l’Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche, selezionando e controllando i titoli. Ma, ai margini della selezione ufficiale, circolavano anche libri proibiti)
  • La tessera di adesione di Alcide Cervi al Partito popolare di Don Sturzo nel 1921
  • La scheda identificativa della Pubblica Sicurezza di Gelindo Cervi
  • Le foto di Alcide Cervi, dei sette fratelli e della famiglia al completo
  • Il ritratto della madre dei fratelli Cervi, Genoeffa Cocconi, che sopravvisse alla fucilazione dei figli (avvenuta il 28 dicembre 1943) meno di un anno (la sua morte è del 14 novembre 1944). Il ritratto dovuto alla mano di Clelia Mori a partire dalle due uniche fotografie che la ritraggono e realizzato per la mostra organizzata in coincidenza con il 78° anniversario della morte (Una donna, una madre, novembre 2022).

Di lei si ricostruisce la figura di una madre di famiglia di sette figli maschi e due figlie femmine, già nonna di numerosi nipoti, centro operoso della casa (reggitrice della casa, arzdora / azdora / zdora in dialetto), che ai figli riuniti leggeva il Vangelo, i Promessi sposi e la Divina commedia.

2. Gli interni della casa

La ricostruzione degli ambienti interni della casa fornisce sempre informazioni preziose sulla vita che vi si conduceva. La camera da letto è esemplare: il  ‘prete’  al cui interno si collocava il braciere per riscaldare il letto in inverno, la macchina da cucire lungo una parete, il particolare di un cuscino ricamato sono altrettante testimonianze di costumi ormai superati (alle nostre latitudini ma sicuramente non per tutti e non uniformemente) grazie alle comodità introdotte a partire dagli anni Cinquanta e nei decenni successivi fino ad oggi, quando gli agi a cui abbiamo accesso – senza neppure pensare che si tratta di lussi rispetto a qualche decina di anni fa –, stanno cominciando a rappresentare un costo eccessivo per l’ambiente ed il pianeta.

3. Gli strumenti di lavoro esposti lungo il percorso della visita

L’esposizione degli strumenti di lavoro si ripartisce nei due settori fondamentali per una famiglia in cui gli uomini lavoravano circa venti ettari di terra in affitto e le donne si occupavano della casa e di tutto ciò che occorre in una casa (abbigliamento, coperte, lenzuola, asciugamani, ecc.) e, con ogni probabilità, dei suoi immediati dintorni (forno, pollaio, orto …).

Le presenze essenziali sono dunque l’aratro, il carro, il telaio, l’arcolaio, i filati, le spolette e la macchina da cucire … Insomma tutto ciò che permette ad una famiglia di gestire le attività indispensabili.

A queste attività si aggiungeva, a Casa Cervi, la lettura per grandi e per i piccini, letture religiose e classici russi e francesi … fonti entrambe preziose per sognare un mondo giusto, privo di imposizioni, minacce, controlli. Un mondo che si è affacciato timidamente per poi essere sopraffatto dal potere, dalla ricchezza, dal prevalere del forte sul debole, dalla dittatura.

E, nel caso dei fratelli Cervi, anche dall’eccesso di zelo nell’odio e nella sete di sangue.

Qualcuno non a caso ha appuntato, a margine dell’elenco in cui si indicavano per la fucilazione i setti nomi: “sette fratelli?”. 

A conferma che anche tra il potente di turno, sostenitore di una dittatura giunta agli sgoccioli, può sorgere il valore supremo del dubbio. 

Rimasto, quel giorno, inascoltato.

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