Massimo Angelini, Ecologia della parola sbucciare le parole per sguardare il nostro tempo

temposospeso – editoria di resistenzaMinceto (Genova) 2024

PREAMBOLO 

Quando ho ordinato il libro – direttamente dalla casa editrice, da paese ligure a paese abruzzese – mi hanno incuriosito il titolo (Ecologia della parola) e il sottotitolo (sbucciare le parole per sguardare il nostro tempo) per il loro particolare accostamento e l’ampio ventaglio di argomenti / indagini che suggeriscono. A ciò si è aggiunto il desiderio di ampliare la conoscenza di un autore – editore che mi è già noto (da Minima Ruralia, Pentàgora, Savona 2013 e da altri scritti reperibili online).

Durante la lettura ho fatto buon uso della formazione in filologia classica e letteratura greca, salvo accantonandola per privilegiare il ricordo di tutti i ragionamenti fatti con gli studenti sul lessico greco, i derivati ,i composti nel corso di quaranta anni e, sotto sotto, rimpiangendo le modeste conoscenze filosofiche, limitate agli autori contemplati anche nella storia letteraria ,,, 

LA TRATTAZIONE

Contenuti e forme (il plurale è d’obbligo) sono fusi inscindibilmente in un tutt’uno ricco di pensieri riflessioni ragionamenti concatenati in modo fluido. La ricchezza dei primi e l’originalità delle seconde lo rendono scorrevole e leggibilissimo (anche grazie alla scelta di lasciare i paragrafi privi di punto fermo per far capire che quanto detto rimane sospeso, in evoluzione).

L’originalità della prosa dipende direttamente dalla scelta di trattare questioni e argomenti a partire dalle parole, dalla loro etimologia, dal loro valore semantico, dall’evoluzione nel tempo e dal compito che l’autore si prefigge: passare in rassegna le stratificazioni semantiche, quasi scartando una dopo l’altra le accezioni assunte nel tempo e in contesti storici culturali politici diversi … (ossia “sbucciare le parole” per arrivare al nucleo del significato). 

‘Sbucciare’ la singola parola e analizzarne fase per fase i significati che ha accumulato nel tempo è un modo per ricomporne tutto l’ambito semantico e decodificarlo. Un po’ come si fa quando si toglie la tunica esterna alla cipolla e si volesse continuare fino alla ‘gemma’ interna.

Solo in questo modo si può procedere al fine che l’autore si pone, ossia “sguardare il nostro tempo”.

Ricostruendo tale percorso si riesce a ‘sguardare’, ossia osservare dall’interno, in profondità. È questa l’unica operazione che permette di individuare errori di interpretazione, confusioni, disguidi e fraintendimenti che impediscono di guardare al mondo di oggi come è, senza velami.

Ogni capitolo ruota così attorno ad una parola (e ai suoi derivati e composti, ecc.) pronta ad essere utilizzata per svelare e decodificare il mondo.

La scrittura oscilla tra la forma saggio e la narrativa ambientale (dove ambientale va inteso in senso lato). Ma lo speciale uso del linguaggio e delle forme lascia intravedere, qua e là, aspetti propri del linguaggio poetico.

È impossibile entrare nel dettaglio dei contenuti: è un libro da assaporare, centellinare, valutare, elaborare e assimilare. È tuttavia possibile elencare i dodici capitoli che prendono le ,mosse direttamente da un sostantivo, per fornire un’idea dell’ampio ventaglio di temi affrontati:

  1. La parabola
  2. Il coccio
  3. L’aratro
  4. Il sale
  5. Gli occhi
  6. Le viscere
  7. Il soffio
  8. La Luce
  9. Le stelle
  10. Il pane, le mani
  11. Il viaggio
  12. Il dono

A questi fanno seguito sette saggi di approfondimento. Gli uni e gli altri da leggere con lentezza e, perché no, da rileggere in parte o in toto. Da tenere a portata di mano, sulla scrivania o sul comodino.

ADDENDUM (> sui ‘dintorni’ del testo)

“Dapprima innalzatosi dal grigiore della notte” (1918) è un opera del pittore tedesco/svizzero Paul Klee (1879-1940) in cui le parole di una poesia si fondono ai riquadri colorati in una fusione originale di parola e disegno, tipica della sperimentazione dell’astrattismo di cui Klee è un esponente.

L’immagine di copertina ben si adatta al contenuto del testo che mira a ‘smontare’ le parole per raggiungere il nucleo del loro significato e utilizzarlo per ‘sguardare’ il mondo, come ben spiega il breve scritto contenuto nell’aletta anteriore: alla base del testo c’è un lavoro orale, ossia una serie di conversazioni tenute dall’autore in circostanza diverse, davanti a uditori compositi e molto diversificati, volte a ragionare sull’uso delle parole per trovare il modo di esprimere con chiarezza il proprio pensiero. Questo lavoro di analisi giustifica appieno l’uso del termine ‘ecologia’ applicato originariamente, nella lingua greca, a ‘casa’ / ‘ambiente’ (oikos), e applicabile, in senso traslato, a parola e mente, ossia gli ‘ambienti’ praticati e praticabili dall’uomo. 

La premessa costituisce un’introduzione indispensabile al corpo della trattazione. L’autore vi delinea il percorso che intraprende nella ricerca del significato originario e profondo delle parole, scrostandole dall’abitudine ormai inveterata di usarle senza in realtà conoscerle, senza l’opportuna consapevolezza e con una superficialità diffusa, ‘ad effetto’ nell’istante in cui si usa ma senza reale consapevolezza del significato originario e profondo, delle stratificazioni culturali del termine in questione, della distanza tra accezione originaria e, spesso, della banalizzazione attuale. 

L’indice delle parole trattate, permettendo di risalire ai passi in cui la singola parola è citata, è uno strumento indispensabile per ripercorrere il testo, per recuperare passaggi, per rileggere spezzoni o intere pagine. Ogni lettore si renderà conto che tornare sui propri passi, ricercare un passaggio, tornare a riflettere su un concetto diventerà indispensabile, non solo in corso di lettura ma anche successivamente. È un testo che non esaurisce le sue potenzialità con la parola fine. Rimane attivo, si fa rileggere e ogni volta avrà qualcosa da comunicare, da proporre alla nostra riflessione … con i suoi materiali che invitano prepotentemente a decodificare il mondo, scartando tutto ciò che è solo effetto speciale, brilluccichio, apparenza, ‘paccottiglia’.

POST-SCRIPTUM 

Quanto precede è il frutto della rielaborazione degli appunti presi in corso di lettura circa un mese fa. Interrotto il lavoro per un ricovero programmato, l’ho ripreso in mano in questi giorni. Nella condizione di forzata immobilità ho avuto modo di ripensare alle pagine lette alla luce della percezione del mondo circoscritto percepito da un letto d’ospedale.

Da questa particolare condizione, ho ripensato le pagine come un ottimo breviario per il nostro tempo, una sorta di viatico per chi voglia ricomporre la cultura oltre confini barriere chiavistelli che portano l’essere umano a tradire il percorso di umanità coesa aggregata e aggregante attorno a valori fondanti; per chi voglia combattere la frammentazione che si risolve in ignoranza e che – una volta insediata al potere – dilaga e si replica in mille rivoli disconnessi, cacofonici, quando non volgari.

Ripensarlo nella mente mi ha permesso di ripercorrerne i significati profondi, con il sottofondo dei rumori tipici delle corsie d’ospedale ai quali si aggiungono le voci della televisione che alternano, secondo gli orari, rosari e spettacoli di intrattenimento in un linguaggio frammentario privo quasi di sintassi, urlato e sbandierato come fosse l’unico.

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