Cominciamo dall’inizio. Anzi, no, in questo caso è preferibile dire: cominciamo dalla fine! Perché? E’ presto detto: prima di iniziare è necessario finire di sfiorare, ossia di separare i tre preziosi fili dello zafferano (rossi) dal resto del fiore, ossia i petali (viola), le antere (gialle) e le foglioline residue!
Mentre sul tavolo si formano i mucchietti di zafferano, nei cestini ritornano gli scarti. Da quest’anno gli scarti, invece di finire in un angolo dove ben presto si macerano con l’azione del sole e della rugiada della notte, sono diventati prezioso materiale di tintura per la lana AquiLANA di Valeria: Massimiliano ne ha ricevuto in consegna un bel quantitativo per procedere alla tintura, dopo una serie di esperimenti iniziali. Come entusiasta promotore della cooperativa di comunità Oro Rosso ha avviato questa attività prendendo i contatti con Valeria e organizzando il lavoro, nel cortile che è diventato il fulcro del lavoro, tra pentole, pentoloni, secchi e secchielli. Naturalmente non poteva che essere il cortile di Agnese e Gianfranco!
E’ un modo per non sprecare nulla. Il singolo fiore, una volta separato dai fili rossi del prezioso zafferano, non vale nulla ma porta con se il residuo di quell’incredibile abbinamento di viola, giallo e verde tipico di questo fiore tanto piccolo quanto ricco di una spezia arrivata dal Medio Oriente secoli e secoli fa in queste contrade.
I fiori tutti insieme diventano materiale tintorio. Ormai da alcuni anni è cominciata, qua e là, in giro per le regioni dove la coltivazione del corpus sativus si è consolidata, la sperimentazione. Ogni volta che gli scarti hanno incontrato un/a artigiano/a del colore. Mentre scrivo ricordo ancora i primi tentativi di Michela dai quali ho ricavato un twin set che, a distanza di anni, è ancora perfetto. Il colore si è un po’ modificato? Sì, certo, a lungo andare i colori naturali, ottenuti da materiali vegetali diversi, tendono a perdere un po’ di colore. Ma è proprio questo il bello della chimica naturale. Il colore è unico, il capo è unico e, seppure in proporzione minima, avremo contrastato la chimica di sintesi e l’uniformità cui la moda ci ha abituato.
Non solo, il materiale da tingere – la lana – è locale. Proviene infatti dalle greggi che pascolano tra Barisciano e Campo Imperatore e tutto il processo di lavorazione, dalla tosatura alla matassa, è controllato direttamente da Valeria. In termini globali, è poco. In termini di consapevolezza, di lavoro sul territorio, di promozione di processi sostenibili, di crescita delle attività locali, è moltissimo. Ogni piccola azione si va ad aggiungere alle altre, Ciascuna di per sè vale pochissimo. Tutte insieme possono contribuire a salvare l’ambiente. Esattamente come un solo fiore, impalpabile, non vale niente. Insieme a centinaia e centinaia di altri, tinge matasse su matasse di lana. E tutte le matasse che entrano in un bagno, saranno della stessa sfumatura di verde. Le matasse del bagno successivo, saranno di una sfumatura diversa.
Nella bottega di Valeria, a Santo Stefano di Sessanio, i primi clienti potranno acquistare le matasse di lana di cui hanno bisogno, rigorosamente dello stesso bagno di colore. Alla fine, potrà capitare di trovarne una di un bagno e una di un altro. Non sarà un problema. Gli abbinamenti di diversi colori naturali sono sempre allettanti, tra sfumature di verde ma anche con le altre sfumature di colore che si trovano in bella mostra nella bottega.

Naturalmente, il lavoro prosegue, instancabile, fino a fine raccolto!
Poi si passa alla raccolta delle olive. E si ricomincia l’anno prossimo, nel rispetto dei ritmi della natura. Anno dopo anno.

NOTA BENE: il bagno 1 e il bagno 2 saranno disponibili, entro due o tre giorni, nella bottega di Valeria a Santo Stefano di Sessanio e preso la Coop. Oro Rosso a Civitaretenga (cercare Massimiliano o Agnese!).
TESTO E FOTO: Rosa Rossi
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