Dal Rubicone al Metauro, alla scoperta di “Massi erratici” (Fermignano, maggio – giugno 2025)

La prima parte del titolo suggerisce il percorso per andare da casa all’ex Lanificio Carotti, a Fermignano, nelle immediate vicinanze del ponte sul fiume Metauro.

Nell’ex lanificio, divenuto spazio espositivo, fino a tutto giugno si può visitare la mostra “Massi erratici. Il percorso umano ed artistico di Simone Massi e Julia Gromskaya”.

Il suggerimento  è dovuto alla recente lettura di Le mille e una Italia  di Giovanni Arpino. I due fiumi evocano avvenimenti ormai lontanissimi nel tempo e tuttavia ancora presenti nei libri di storia, capaci di suggerire riflessioni anche a distanza di oltre due millenni: la battaglia del Metauro nel 207 a.C. – che vide contrapposti l’esercito cartaginese e quello romano al comando, rispettivamente, di Asdrubale, fratello di Annibale, e dei due consoli romani di quell’anno e che segnò la prima vittoria dell’esercito romano – e, nel 49 a.C. , l’attraversamento del Rubicone da parte di Cesare in armi alla guida dell’esercito di ritorno dalla Gallia che segnò l’inizio della guerra civile tra Cesare e Pompeo. Due località che, a buon diritto, potrebbero essere state tappe del lungo viaggio a piedi dalla Sicilia alla Valle d’Aosta di Riccio, protagonista del racconto di Arpino.

La seconda parte è dettata dal desiderio di conoscere la tecnica e i lavori di Simone Massi di cui ho apprezzato il lungometraggio Invelle sul grande schermo. 

Le ampie sale del ex lanificio accolgono grandi tavoli su cui sono ordinatamente disposti i disegni dando agio ai visitatori di osservare con calma ogni singola tavola.

Nella prima sala uno schermo permette di assistere ad un video in cui le immagini animate di Simone Massi si alternano ai suoi interventi su questioni per lui fondanti. Se infatti la tecnica è il risultato della sensibilità artistica e dell’innovazione di Simone Massi – dall’uso del colore al particolare modo di utilizzarlo – altrettanto fondamentale è la visione del mondo che intende trasmettere con i suoi disegni.

Una visione del mondo che affonda le radici nel mondo contadino vissuto a stretto contatto con i nonni, con i lavori stagionali nei campi, con il tipico paesaggio collinare delle Marche, con le piante spontanee e gli animali piccoli e grandi che popolano prati e boschi al quale è profondamente legato e che continua a far rivivere nella su arte e nella sua vita.

Si tratta di una visione oggi ampiamente superata dall’industrializzazione e dalla meccanizzazione ma tuttavia fondamentale per capire come il mondo agricolo funzionava e soprattutto il legame profondo tra chi lavorava e la terra, le piante, gli animali.

Un mondo difficile, necessariamente parco, che offriva la possibilità di vivere in contatto diretto con la natura e tuttavia ricco di conseguenze: il rispetto e l’affetto per il mondo della natura, dalla pianta più piccola a quella più grande, dal più piccolo insetto all’animale più grande (che comprende anche la difficoltà di accettare l’uccisione del maiale, attività tipica del periodo invernale) e per la terra che garantisce la vita.

Le parole dell’artista sono così una sorta di confessione e il suo volto inquadrato mentre parla lascia naturalmente lo spazio alla sua figura disegnata e animata che cammina tra campi e colline,  tra prati e boschi con la consapevolezza che richiede anche l’erba che calpestiamo.

Quando inizia l’incontro con Simone Massi e con Fabrizio Silei, autore dei testi che accompagnano i disegni nei libri dedicati ai bambini e ai ragazzi, la sala è affollata, il caldo si fa sentire e Simone Massi parla quasi schernendosi: presenta una serie di brevi video inediti, ribadendo la tecnica e le convinzioni che lo ispirano, quasi fosse superfluo parlarne e fosse eccessiva l’attenzione che il pubblico – numeroso – gli sta dedicando. 

Uscendo mi assicuro una copia de Il maestro, edito nel 2017 da orecchio acerbo, la casa editrice romana specializzata in illustrati per ragazzi. Ambientazione toscana, anni Sessanta del secolo scorso. Una vicenda essenziale (un contadino – analfabeta – non accetta il sopruso del proprietario della terra e si risolve a portare il figlio a scuola, dal ‘prete matto’, perché impari a scrivere e leggere in modo da poter smascherare gli imbrogli del proprietario).

Il prete è don Lorenzo Milani.

La scuola è quella di Barbiana.

L’illustrato comunica con immediatezza il messaggio (saper leggere e scrivere sono strumenti preziosi per vivere ogni circostanza della vita imparando a difendersi dai soprusi), proprio per il perfetto equilibrio tra parole e disegni. Lo metto in bella vista nella libreria in attesa di proporlo ai nipoti ormai adolescenti.

Ma non basta. Così recupero dagli scaffali della libreria dedicati alla scuola e alla didattica la famosa lettera frutto della Scuola di Barbiana edita nel 1967 dalla libreria editrice Fiorentina  (che ne ha proposto una nuova edizione aggiornata nel 2015, a 50 anni dalla pubblicazione. Inoltre il testo originale è disponibile anche online). L’edizione che ho tra le mani è del 1996. All’interno una delle mie figlie ha scritto in stampatello il suo nome e cognome e la data, 1999. Dovrebbe corrispondere alla sua uscita dalla Scuola Media. Sicuramente ne ha fatto tesoro per un modello educativo alieno da soprusi e rispettoso delle persone. 

Mentre lo sfoglio, decidendo che è giunto il momento di rileggerlo, la consapevolezza dell’abisso che passa tra la prima pubblicazione di ‘lettera a una professoressa’ e i tempi che stiamo vivendo diviene evidente. Oggi tutti – nel mondo che ci circonda – sanno leggere e scrivere. Tuttavia, il problema si è spostato. Quanti capiscono quello che leggono o, anche, quello che ascoltano e quello che vedono? Se i ‘signori’ e i ‘padroni’ di un tempo preferivano dipendenti analfabeti, quanto i padroni di oggi li preferiscono ‘ignoranti’, ossia incapaci di decodificare il messaggio di un testo che non sia pubblicitario?

La soglia della comprensione si è spostata e, spostandosi, ha ‘formato’ cittadini che non capiscono il ruolo di cittadino e non sanno esercitarlo, plaudendo i ‘signori’ della politica, della guerra, delle armi, spesso altrettanto ignoranti, che usano il potere in modo indiscriminato. 

E, in un mondo come questo, il messaggio di rispetto per la natura e gli esseri animati che emerge dalle illustrazioni di Simone Massi è fondamentale.

Il maestro è un libro prezioso per i genitori e i ‘maestri’ (di ogni ordine di scuola!) e in generale, per chiunque si occupi di queste fasce di età, per i bambini e i ragazzi. 

La situazione è diversa per molti aspetti.  In paesi come il nostro l’analfabetismo è stato debellato. Ma, attenzione, esistono forme diverse di analfabetismo. Ed hanno a che vedere con la capacità di comprendere realmente un testo scritto o parlato, che sia più lungo di una pubblicità. 

Partire da questo testo per ragionare sull’importanza dello studio e decodificare i messaggi che ci illudono, ci bombardano, ci convincono e, spesso, ci fanno perdere il senso della complessità del mondo attuale e dei tranelli che ci può tendere è irrinunciabile.

Ricominciare dal messaggio della scuola di Barbiana, raccontata da Fabrizio Silei e illustrata da Simone Massi, può essere un buon antidoto alle illusioni che ci circondano e un buon viatico per guardare e cercare il meglio.

2 pensieri su “Dal Rubicone al Metauro, alla scoperta di “Massi erratici” (Fermignano, maggio – giugno 2025)

  1. Sai a cosa penso ogni volta? ….ai racconti di mio padre. Figlio di umili contadini, “ignoranti” non per scelta, andava a pascolare ogni pomeriggio con i suoi libri sotto il braccio. Perché studiare era importante per diventare una persona migliore, per aiutare se stesso e la sua famiglia. Non si è mai vergognato delle sue origini, anzi ha sempre dimostrato con fierezza il suo passato. Studiare è sempre stato per lui il mezzo per entrare in punta di piedi in un mondo per il quale nessuno lo aveva mai preparato. Credo ci sia riuscito benissimo soprattutto perché non si è fermato “al sentito dire” , ha sempre approfondito, si è sempre informato.
    Spero di riuscire a trasmettere ai miei figli l’importanza dello studio come lui l’ha trasmessa a me. Grazie come sempre! Marianna

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